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Efficacia dell’impiego a breve termine dei farmaci antiaritmici dopo ablazione transcatetere della fibrillazione atriale


Una parte sostanziale della prima recidiva di aritmia dopo ablazione transcatetere della fibrillazione atriale è considerata causata da irritabilità nell’atrio sinistro dalla procedura di ablazione.
Si è valutato se l'uso per 90 giorni di un farmaco antiaritmico in seguito ad ablazione della fibrillazione atriale potesse ridurre l'incidenza di recidiva precoce di aritmia e, quindi, promuovere il rimodellamento inverso dell’atrio sinistro, portando a un miglioramento dei risultati clinici a lungo termine.

In totale, 2.038 pazienti che avevano subito l’ablazione transcatetere a radiofrequenza per fibrillazione atriale parossistica, persistente, o di lunga durata sono stati randomizzati a un gruppo con impiego per 90 giorni di farmaco antiaritmico Vaughan Williams classe I o III ( 1.016 pazienti ) o al gruppo di controllo ( 1.022 pazienti ).

L'endpoint primario era rappresentato dalle tachiaritmie atriali ricorrenti della durata di più di 30 secondi o necessità di ripetizione della ablazione, ricovero ospedaliero, o utilizzo di farmaco antiaritmico di classe I o III a 1 anno, dopo il periodo di trattamento di 90 giorni successivo all'ablazione.

I pazienti assegnati al farmaco antiaritmico sono stati associati a un tasso significativamente più alto privo di eventi di tachiaritmie atriali ricorrenti rispetto al gruppo di controllo durante il periodo di trattamento di 90 giorni ( 59.0% e 52.1%, rispettivamente; hazard ratio aggiustato, HR=0.84; P=0.01 ).

Tuttavia, non vi è stata alcuna differenza significativa nei tassi privi di eventi a 1 anno dall’endpoint primario tra i gruppi ( 69.5% e 67.8%, rispettivamente; HR aggiustato. HR=0.93; P=0.38 ).

In conclusione, l’uso a breve termine di un farmaco antiaritmico per 90 giorni seguenti l'ablazione di fibrillazione atriale ha ridotto l'incidenza di tachiaritmie atriali ricorrenti durante il periodo di trattamento, ma non ha portato a un miglioramento dei risultati clinici nella fase tardiva. ( Xagena2016 )

Kaitani K et al, Eur Heart J 2016; 37: 610-618

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