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Complicanze della ablazione transcatetere della fibrillazione atriale


La ablazione transcatetere della fibrillazione atriale rappresenta una delle più complesse procedure elettrofisiologiche ed è quindi ragionevole aspettarsi che il rischio associato sia più alto che per la ablazione di altre aritmie.
In una indagine, la mortalità è stata dello 0.15%, l’incidenza di complicanze maggiori del 4.5% e fra queste il tamponamento cardiaco era la più comune ( 1.3% ). Altre complicanze frequenti o rilevanti sono gli eventi cerebrovascolari ( TIA o ictus ), la stenosi delle vene polmonari, la paralisi del nervo frenico, la fistola atrio-esofagea e le lesioni vascolari locali.

Le analisi più recenti hanno evidenziato una progressiva riduzione delle complicanze maggiori, ora attestatesi attorno al 3.5%. Per quanto riguarda la mortalità, la prevalenza è risultata di circa 1 per 1000 in 32.569 pazienti sottoposti a 45.115 procedure.

Il tamponamento cardiaco, la complicanza relativamente più frequente, mostri la mortalità più bassa, mentre la fistola atrio-esofagea, complicanza rara, abbia una mortalità molto elevata ( 71.4% ).
La comparsa ex novo di tachicardie atriali sinistre e/o di flutter atriali atipici dopo una procedura di ablazione di fibrillazione atriale, come effetto proaritmico delle lesioni indotte, si osserva in una percentuale di casi variabile dall’1.2% al 24% ( in media 10%, 251 pazienti su 2.718, cumulando i dati della letteratura ). Queste aritmie compaiono a una distanza media di 2-3 mesi dalla procedura e riconoscono, come loro meccanismo principale, un macrorientro ( 76% dei casi ), più raramente un focus.
Le interruzioni nelle linee di lesione eseguite durante la procedura di ablazione iniziale, che portano a ripresa nella conduzione elettrica in vene precedentemente isolate, sono responsabili della loro comparsa. Spesso è necessaria una nuova procedura di ablazione per la eliminazione di queste aritmie che frequentemente hanno un carattere incessante, sono poco tollerate e scarsamente rispondenti alla terapia farmacologica. Per prevenire l’insorgenza di queste aritmie, molti autori hanno proposto di eseguire durante la procedura iniziale di ablazione, oltre alle lesioni circolari attorno allo sbocco delle vene polmonari, anche lesioni lineari a livello della parete dell’atrio sinistro ( livello dell’istmo mitralico, parete posteriore e tetto ). La reale utilità di tali lesioni è comunque ancora oggetto di controversia e, secondo l’opinione di alcuni autori, possono di per sé favorire le tachiaritmie atriali post-ablazione invece di prevenirle ( effetto pro aritmico ). ( Xagena2011 )

Lineeguida AIAC 2010 per la gestione e il trattamento della fibrillazione atriale, G Ital Cardiol, 2011



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